mercoledì 3 giugno 2009

Il duro mestiere di vivere.....


“C'è un solo piacere, quello di essere vivi; tutto il resto è miseria.”[Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 1952, p. 328]

Il "Mestiere di vivere", diario di Cesare Pavese, fu ritrovato alla morte dell'autore tra le sue carte. Il diario va dal 1935 al 1950 anno del suicidio. Si tratta di un'opera privata non data alla stampa in vita, ma tuttavia scritta in più punti con intenti di arte come solo Pavese sapeva fare.In essa si mescolano riflessioni personali ,bilanci, considerazioni letterarie ed accenni alle proprie opere. Si tratta quindi di uno strumento fondamentale per avvicinare lo scrittore, per conoscere la dimensione intima, gli interessi, le risonanze di certi avvenimenti biografici. Vita personale, cultura e letteratura si intrecciano strettamente in una scrittura affascinante per stile.Sicuramente questo diario è di grande interesse per chi ama l'opera letteraria di Pavese, andare alla ricerca di una conoscenza più intima dello scrittore, rileggendo ciò che egli annotò per se stesso, ed usando queste informazioni al fine di meglio capirlo.. .......................
Comunque sia oltre allo strumento interpretativo, è anche un esempio di prosa artistica, infatti anche davanti a se steso lo scrittore non cessa di essere tale. Come tutti i diari anche questo può essere usato poi come documento umano di vita vissuta, come raccolta di massime e di riflessioni, legate alla verità di una esistenza. Un diario unico nel suo genere, in cui l'autore annota per se stesso riflessioni su cio' che sta scrivendo, riflessioni su cio' che accade nella sua vita, valutazioni sulla sua vita e sulla fortuna delle sue opere.Uno scritto fondamentale se si vuole conoscere a fondo il Pavese poeta ma soprattutto il Pavese uomo, con le sue angosce e le sue debolezze, i suoi interessi… Per poi arrivare a capire che l'uomo e il poeta sono un tuttuno, che l'esistenza e' una sola, e Pavese e' vero nei suoi diari come nelle sue opere.
La frase finale del libro è del 18 agosto del 1950 ed ha il sapore tragico di un'epigrafe conclusiva, sigilla definitivamente il "mestiere di vivere" :................................ " Non parole. Un gesto. Non scriverò più". Cesare Pavese muore suicida per avvelenamento in un albergo torinese dieci giorni dopo questa frase, esattamente il 28 Agosto del 1950.

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