giovedì 21 maggio 2009

BIG BROTHER IS WATCHING YOU.





"Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l'uno dall'altro e non vivono soli... a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto.Dall'età del livellamento, dall'età della solitudine, dall'età del Grande Fratello, dall'età del bispensiero... tanti saluti!"

( Dal diario di Wiston Smith)


"1984" è il maggiore romanzo di George Orwell.Winston Smith è un trentanovenne impiegato al Ministero della Verità a riscrivere articoli del Times. Egli è uno dei pochi tipi eccentrici della società del 1984. Questo perché incomincia a domandarsi il perché delle cose. Come egli stesso scrisse nel suo diario: "Capisco COME ma non capisco PERCHÉ". Winston teorizza che il Partito può cambiare la Storia ma non quello che rimane nella memoria di una persona, i ricordi. Questo a noi sembrerebbe veroma ironicamente nel 1984 sembra che nessuno non si ricordi nulla. Ovvero meglio dire che se qualcuno si ricorda qualcosa che contraddice il Partito testimoniando la sua falsità, si convince di ricordarsi male e che ciò è solamente un fatto che ha sognato Ma Winston non ragiona come tutti gli altri ed è sicuro di ricordarsi bene le cose. Ad esempio un giorno mentre Winston era seduto alla mensa, il teleschermo annunciò che c'erano state manifestazioni di ringraziamento al Grande fratello perché aveva aumentato la razione di cioccolata a 20 grammi alla settimana. Ma Winston si rende subito conto della falsità dell'informazione: infatti il giorno prima c'era stata una comunicazione che era stata ridotta a 20 grammi. Tuttavia solo lui se ne rende conto mentre gli altri stolti festeggiano. Del passato ha ricordi vaghi. Ricorda il suo egoismo nei confronti della stremata madre e della sorellina ammalata e morente di fame: voleva sempre una razione maggiore di cibo considerandosi l'uomo di famiglia e talvolta si impadroniva pure di quella della sorellina. Ora ricordandosi la sua cattiveria soprattutto nei confronti della madre, che si sacrificava sempre per lui, ne rimpiange l'affetto (la madre con la sorellina era stata presa dalla psicopolizia). Camminando per i sobborghi di Londra, gli viene in mente che se c'è una speranza per rovesciare il Partito, questa risiede nei prolet. Tuttavia Winston pensa che i prolet siano troppo ingnoranti per rendersi conto della loro "forza" e della loro situazione disastrosa. Allora, sconfortato per questa considerazione, pensa ulteriormente che l'unica maniera per avere libertà è il suicidio. Tuttavia Winston dimostra che non sarebbe mai capace di fare una cosa simile: anche se c'è un'ora da vivere in più anche in cella lui la vuole vivere. Con Julia si rende conto che alla fine l'unica maniera per contrastare il Partito è di trasgredirlo. Egli infatti è una persona coraggiosissima e sebbene sappia che un giorno verrà preso dalla psicopolizia, continua nelle sue trasgressioni: il diario, le scappatelle con Julia, il passare tra i quartieri dei prolet, il fatto di essere andato accompagnato da O'Brien. Tutte queste cose rendono Winston l'eroe del 1984 anche se egli alla fine verrà sconfitto dalla potenza del Partito al quale non si può far resistenza.


Bloody pages.....


"Portami via di qui..." gemette contro il mio petto."Certo, amore mio", le sussurrai all'orecchio prima di sparare sotto il suo meraviglioso seno sinistro, perchè era vero, l'amavo, ma non potevo agire diversamente in quel mio ultimo lavoro. Ero un killer, e i professionisti non mischiano mai il lavoro con i sentimenti.Prima di uscire andai in cucina e aprii tutti i rubinetti del gas.Stavo salendo su un taxi in Avenida Tamaulipas quando udii l'esplosione."Cos'è stato, capo?" chiese l'autista."Il temporale. Che altro poteva essere?""Le da fastidio la musica?""No. Lasci pure"Solo allora scoprii che dalla radio arrivavano i versi di quel corrido che dice:"Quando vide la mia tristezza lei voleva andare, ma era già scritto che quella volta avrei perso il suo amore...."


( Luis Sepùlveda / Diario di un killer sentimentale / 1996 )


Un' adolescenza come non dovrebbe essere vissuta.....Christiane F. ed il suo zoo....





«Senza rifletterci sopra granché mi ero già scissa in due persone radicalmente diverse. Scrivevo lettere a me stessa. Christiane scriveva lettere a Vera. Vera era il mio secondo nome. Christiane era la quattordicenne che voleva andare dalla nonna, in qualche modo era la buona; Vera era la bucomane. E le due litigavano ore per lettera»…



Christiane F. ha cominciato a fumare hashish a docici anni, a tredici ad iniettarsi l' eroina. Per due anni la sua vita è stata divisa tra le aule scolastiche e la stazione della metropolitana dove i giovani drogati berlinesi si prostituiscono per avere il denaro necessario a continuare a drogarsi. Attraverso il suo diario Christiane racconta con un linguaggio grezzo e teso la sua storia e quella dei suoi coetanei, sullo sfondo di una Berlino dove i quartieri-dormitorio e le discoteche sono simili a quelli di ogni grande città europea. E' la storia di una precoce discesa nel mondo della droga e della faticosa risalita, documentata come un servizio giornalistico, sofferta come un diario personale, da cui nasce la convinzione che la soluzione del problema della droga è lontana ma possibile. Il dramma di Christiane F. è diventato in Germania un caso edificante (è entrato addirittura nelle antologie scolastiche), un testo discusso da medici, insegnanti, operatori sociali, e che ha coinvolto profondamente anche il grande pubblico attraverso le immagini del film che ne è stato tratto.

"Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino” è un libro che impone una riflessione attenta sulle cause del disagio giovanile e sulle responsabilità della società. Dalla storia è stato tratto anche l’omonimo film, girato nel 1981 e diretto da Ulrich Edel.

Un libro che spiazza, che commuove e che regala emozioni. A tutti gli effetti, un classico moderno.

Un Libro da leggere con gli occhi del cuore più che quelli della mente, aprendo la coscienza alla speranza e all’illusione che tutto possa cambiare.






lunedì 18 maggio 2009

La scelta è tra l' usare la penna o la più odierna tastiera! Il diario come realtà moderna ed antica....


“Quaderno in cui si registrano giorno per giorno ricordi, osservazioni e gli avvenimenti che si ritengonpiù importanti”.
È questo ciò che ho trovato scritto sul vocabolario cercando la parola “diario” e mi piacerebbe analizzarlo. Il diario esiste da secoli eppure è da secoli che gli individui riportano su delle pagine bianche le loro emozioni, sensazioni, appunto ciò che si ritiene più importante, è difficile infatti leggere su un diario avvenimenti noiosi o banali, come lavarsi i denti o spazzolarsi i capelli.
Una tesi riaguardo al diario che voglio portare avanti è che esso “serve”, a che serve tenere un diario? Innanzi tutto a tener traccia delle idee e delle intuizioni che possiamo avere giorno per giorno e che altrimenti fatalmente ci sfuggirebbero.Poi a farci sfogare: in un diario possiamo scrivere male, metter giù tutte la robaccia sentimentale, melensa e piagnucolosa che ci preme dentro e liberarcene. Dopo di che, possiamo metterci a scrivere seriamente. Terzo. Tenere un diario mette in moto la creatività. E' come quando decidi di trascrivere i tuoi sogni... dopo un paio di settimane non fai altro che sognare, tanto che alla fine smetti di segnarti i sogni perché non ce la fai a starci dietro.
Questi sono punti d’ incontro che hanno il diario del passato ed il diario di oggi, dove stanno invece le differenze? Prima di tutto proprio nel “materiale”, il primo infatti aveva bisogno di qualche foglio e di un po’ d’ inchiostro mentre ora un pc può bastare! Una volta i diari, tranne quelli pubblicati sotto forma di romanzo, erano prettamente privati, magari mostrati esclusivamente all’ occhio critico di qualche amico fidato, con i diari online (detti anche blog) tutto ciò non è così. Si ha quasi l’ annullamento della privacy, per altro voluta e dichiarata dallo scrittore stesso. Ma non stiamo soltanto a criticare il sistema moderno…grazie ad esso devo ammettere che l’ uomo è riuscito ad aprirsi di più agli altri mostrando spesso insicurezze e paure più facili da far esibire dietro uno schermo!
Purtroppo io da improbabile romantica credo ancora in quel diario fatto di carta, dove il rumore delle pagine mi riporta ai luoghi, addirittura ai profumi delle vicende scritte….rimane il fatto che o su carta o su pagine web la forza del ricordo è qualcosa di percettibile da parte di tutti…capita a tutti prima o poi…di perdere lo sguardo nel cielo e ripensare a quella giornata quando……….;)

Zero Zeno?O un pò di Zeno in noi?



“Vedere la mia infanzia? Più di dieci lustri me ne separano e i miei occhi presbiti forse potrebbero arrivarci se la luce che ancora ne riverbera non fosse tagliata da ostacoli d'ogni genere, vere alte montagne: i miei anni e qualche mia ora.Il dottore mi raccomandò di non ostinarmi a guardare tanto lontano. Anche le cose recenti sono preziose per essi e sopra tutto le immaginazioni e i sogni della notte prima. Ma un po' d'ordine pur dovrebb'esserci e per poter cominciare ab ovo, appena abbandonato il dottore che di questi giorni e per lungo tempo lascia Triestee, solo per facilitargli il compito, comperai e lessi un trattato di psico-analisi. Non è difficile d'intenderlo, ma molto noioso. “
“La Coscienza di Zeno” è un romanzo di Italo Svevo, è l’autobiografia di un ricco commerciante triestino, che, giunto alla soglia dei sessant’anni, si volge indietro a considerare la sua vita. Zeno Cosini, il protagonista, è contemporaneamente l’attore ed il narratore della storia che lo riguarda . Apprendiamo dalla Prefazione, che apre il romanzo e che non appartiene a Zeno, ma ad un tale dottor S., che la presunta autobiografia è, in realtà, un atto terapeutico (sotto forma di diario) , scritta come preludio ad una cura psicanalitica, su consiglio del medico stesso. Ora viene pubblicata da costui “per vendetta”, per punire il malato che si è “sottratto alla cura, truffandomi”, dice il medico, “della mia lunga, paziente analisi di queste memorie". Mentre leggevo le vicissitudini di Zeno Cosini, non credevo possibile che si potesse scrivere realmente un'autobiografia così, mi sembrava strano che una persona potesse ricordare con tale precisione dei fatti avvenuti decine e decine di anni prima, però poi, riflettendoci bene, mi sono resa conto che è possibile, che se si riesce a trovare il modo, si può tirare fuori dal nostro inconscio tutto ciò che abbiamo immagazzinato nel corso degli anni, anche se poi sembra di averlo perduto. Come ho già detto, mi ha colpito il finale: ha placato il mio scetticismo iniziale, dimostrando che quanto diceva il dottore nella prefazione è vero, che raccogliere i ricordi in un diario può servire a farci cambiare. Non è tanto il fatto stesso di scrivere, ma è il diventare consapevoli di quello che ci è accaduto, che ci fa riflettere, ci fa capire tutte quelle cose che al momento risultavano difficili da comprendere perché eravamo troppo coinvolti;il diario ha spinto involontariamente Zeno a ripescare cose in apparenza insignificanti che, esaminate "dall'esterno", hanno assunto un significato completamente diverso. Ma chi è Zeno? un uomo come tanti, (chi non è un po’ “Zeno”?) a cui il diario è servito a mostrare le cose a lui accadute in modo “più” reale, alla ricerca di un suo io che giudichi le cose attraverso se stesso e non attraverso semplici ricordi o reminiscenze, una sorta di recupero del tempo perduto attraverso la memoria del narratore protagonista, è questo che rappresenta il romanzo, una rivelazione personale ed intrinseca che ogni lettore coglierà con la semplicità e la brama di chi vuole conoscere il suo “Zeno” nascosto.

domenica 17 maggio 2009

Scrivere per comprendere se stessi.....




Cos’è un diario?È una semplice descrizione delle proprie giornate, o da un punto di vista più personale un modo per prendere coscienza di se stessi? La letteratura e la storia sono pieni di diari, tutti con l’ intento di dare al lettore nuovi punti di vista. Il diario nasce quasi in contemporanea con la nascita della scrittura, è quindi un fattore innato nell' uomo quello di appuntare ed analizzare le proprie giornate. I diari più moderni sono proprio i blog dove lo scrittore parla di se su internet, abbiamo quindi un rapporto meno privato rispetto al passato tra il testo e lo scrittore, ma non per questo da sottovalutare. In seguito analizzerò la differenza dei diarii nel mondo antico dove protagonisti erano carta e penna , e quello nel mondo moderno con protagonisti pc e tastiere!. Si impara sempre da un diario, quello nel romanzo di Orwell ,“1984”, mostra a chi lo scrive una realtà che altrimenti non avrebbe capito, quello di Anna frank mostra al lettore una verità che altrimenti non avrebbe conosciuto e quello di Crusoe mostra cose che altrimenti non avremmo immaginato. Gli esempi sono infiniti…è proprio in qsto blog che voglio inoltre analizzare i vari diari nella letteratura…per scoprire si, un mondo esclusivo e privato, ma anche pieno di sfaccettature e sorprese che potranno…perchè no…spingere un po’ tutti noi a cominciare ad annotare le nostre giornate su un taccuino, per scoprirci, nel nostro mondo personale, dei piccoli scrittori di noi stessi!