lunedì 18 maggio 2009

Zero Zeno?O un pò di Zeno in noi?



“Vedere la mia infanzia? Più di dieci lustri me ne separano e i miei occhi presbiti forse potrebbero arrivarci se la luce che ancora ne riverbera non fosse tagliata da ostacoli d'ogni genere, vere alte montagne: i miei anni e qualche mia ora.Il dottore mi raccomandò di non ostinarmi a guardare tanto lontano. Anche le cose recenti sono preziose per essi e sopra tutto le immaginazioni e i sogni della notte prima. Ma un po' d'ordine pur dovrebb'esserci e per poter cominciare ab ovo, appena abbandonato il dottore che di questi giorni e per lungo tempo lascia Triestee, solo per facilitargli il compito, comperai e lessi un trattato di psico-analisi. Non è difficile d'intenderlo, ma molto noioso. “
“La Coscienza di Zeno” è un romanzo di Italo Svevo, è l’autobiografia di un ricco commerciante triestino, che, giunto alla soglia dei sessant’anni, si volge indietro a considerare la sua vita. Zeno Cosini, il protagonista, è contemporaneamente l’attore ed il narratore della storia che lo riguarda . Apprendiamo dalla Prefazione, che apre il romanzo e che non appartiene a Zeno, ma ad un tale dottor S., che la presunta autobiografia è, in realtà, un atto terapeutico (sotto forma di diario) , scritta come preludio ad una cura psicanalitica, su consiglio del medico stesso. Ora viene pubblicata da costui “per vendetta”, per punire il malato che si è “sottratto alla cura, truffandomi”, dice il medico, “della mia lunga, paziente analisi di queste memorie". Mentre leggevo le vicissitudini di Zeno Cosini, non credevo possibile che si potesse scrivere realmente un'autobiografia così, mi sembrava strano che una persona potesse ricordare con tale precisione dei fatti avvenuti decine e decine di anni prima, però poi, riflettendoci bene, mi sono resa conto che è possibile, che se si riesce a trovare il modo, si può tirare fuori dal nostro inconscio tutto ciò che abbiamo immagazzinato nel corso degli anni, anche se poi sembra di averlo perduto. Come ho già detto, mi ha colpito il finale: ha placato il mio scetticismo iniziale, dimostrando che quanto diceva il dottore nella prefazione è vero, che raccogliere i ricordi in un diario può servire a farci cambiare. Non è tanto il fatto stesso di scrivere, ma è il diventare consapevoli di quello che ci è accaduto, che ci fa riflettere, ci fa capire tutte quelle cose che al momento risultavano difficili da comprendere perché eravamo troppo coinvolti;il diario ha spinto involontariamente Zeno a ripescare cose in apparenza insignificanti che, esaminate "dall'esterno", hanno assunto un significato completamente diverso. Ma chi è Zeno? un uomo come tanti, (chi non è un po’ “Zeno”?) a cui il diario è servito a mostrare le cose a lui accadute in modo “più” reale, alla ricerca di un suo io che giudichi le cose attraverso se stesso e non attraverso semplici ricordi o reminiscenze, una sorta di recupero del tempo perduto attraverso la memoria del narratore protagonista, è questo che rappresenta il romanzo, una rivelazione personale ed intrinseca che ogni lettore coglierà con la semplicità e la brama di chi vuole conoscere il suo “Zeno” nascosto.

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