«Senza rifletterci sopra granché mi ero già scissa in due persone radicalmente diverse. Scrivevo lettere a me stessa. Christiane scriveva lettere a Vera. Vera era il mio secondo nome. Christiane era la quattordicenne che voleva andare dalla nonna, in qualche modo era la buona; Vera era la bucomane. E le due litigavano ore per lettera»…
Christiane F. ha cominciato a fumare hashish a docici anni, a tredici ad iniettarsi l' eroina. Per due anni la sua vita è stata divisa tra le aule scolastiche e la stazione della metropolitana dove i giovani drogati berlinesi si prostituiscono per avere il denaro necessario a continuare a drogarsi. Attraverso il suo diario Christiane racconta con un linguaggio grezzo e teso la sua storia e quella dei suoi coetanei, sullo sfondo di una Berlino dove i quartieri-dormitorio e le discoteche sono simili a quelli di ogni grande città europea. E' la storia di una precoce discesa nel mondo della droga e della faticosa risalita, documentata come un servizio giornalistico, sofferta come un diario personale, da cui nasce la convinzione che la soluzione del problema della droga è lontana ma possibile. Il dramma di Christiane F. è diventato in Germania un caso edificante (è entrato addirittura nelle antologie scolastiche), un testo discusso da medici, insegnanti, operatori sociali, e che ha coinvolto profondamente anche il grande pubblico attraverso le immagini del film che ne è stato tratto.
"Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino” è un libro che impone una riflessione attenta sulle cause del disagio giovanile e sulle responsabilità della società. Dalla storia è stato tratto anche l’omonimo film, girato nel 1981 e diretto da Ulrich Edel.
Un libro che spiazza, che commuove e che regala emozioni. A tutti gli effetti, un classico moderno.
Un Libro da leggere con gli occhi del cuore più che quelli della mente, aprendo la coscienza alla speranza e all’illusione che tutto possa cambiare.
Nessun commento:
Posta un commento